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Il Piccolo 07-04-2002

Ieri a Trieste e a Gorizia l'avvio ufficiale della raccolta di sottoscrizioni. Illy: «Sarà un test di valenza nazionale»

Referendum elettorale, 1500 firme in un giorno

L'Unione slovena: «Niente seggio garantito? Protestiamo aderendo ai Comitati»

TRIESTE - Il 10 per cento delle firme necessarie sono già nero su bianco. La campagna referendaria per arrivare a poter dire «no» alla legge elettorale regionale è arrivata a quota 3.500: dopo le prime 2 mila adesioni racimolate tra gli aderenti ai partiti del Centrosinistra e tra gli attivisti dei sodalizi d'area, nella giornata di ieri i promotori sono scesi in piazza con i propri banchetti. A Gorizia in mille hanno sottoscritto i moduli, doppiando le firme raccolte a Trieste. Le primarie, volute per indicare il prossimo candidato sindaco del capoluogo isontino, hanno evidentemente fatto da traino anche al referendum. A Trieste, tra la manifestazione della mattinata e i gazebo in piazza della Borsa, sono stati invece 500 i cittadini fermatisi ai banchetti. Firme autenticate dai consiglieri comunali e provinciali, per una raccolta che proseguirà questa mattina alla pineta di Barcola, mentre da domani sarà possibile recarsi anche nei municipi.

Durante il comizio alla Stazione marittima, il Comitato referendario ha incassato l'adesione dell'Unione slovena. «Nella bozza di legge, portata avanti da Beppino Zoppolato (Lega Nord), era prevista inizialmente una rappresentanza della minoranza slovena - ha spiegato il segretario regionale dell'Us, Damjan Terpin - subito dopo stralciata. È arrivata la solita "camicia nera" triestina a mettere il veto, per questo aderiamo al Comitato. Il nostro è un voto di protesta: non entriamo nel merito della validità o meno del presidenzialismo, speriamo solo che nella coalizione di Centrosinistra ci venga poi data questa rappresentatività al momento delle elezioni». Oltre agli esponenti di tutti i partiti dell'Ulivo, più la lista Illy, all'iniziativa erano presenti anche alcuni rappresentanti del mondo sindacale.

«Aderiamo convintamene - ha spiegato il segretario regionale della Uil, Luca Visentini - perché solo con un governo stabile le forze sociali possono dialogare. Questo non è mai accaduto con l'amministrazione regionale, la nostra presenza intende dare una connotazione non solo politica al comitato». Una volontà di coinvolgere la cosiddetta «società civile», in mezzo a tanti rappresentanti di partito, portata avanti negli interventi di apertura da Annamaria Mihcich: «Questo comitato va al di là delle posizioni partitiche e di schieramento - ha sostenuto - perché intende andare verso la modernizzazione del Friuli Venezia Giulia. Esprimere direttamente il presidente è un diritto da affermare con forza».

Allo steso tavolo di presidenza il deputato Riccardo Illy, papabile candidato: «Questo referendum è un test di valenza nazionale dal quale - ha rilevato - può dipendere il presidenzialismo previsto nelle regioni a statuto ordinario. L'autonomia del Friuli Venezia Giulia, da vantaggio sta diventando uno svantaggio per l'incapacità di varare le riforme».

Pietro Comelli