Nozze gay

Con riferimento all'articolo apparso su questo quotidiano dal titolo "Nozze gay, no di Roma al congedo" è necessario svolgere alcune precisazioni. Nello scritto si mette in relazione la circolare n. 55 del Ministro dell'Interno Amato (emessa il 18 ottobre 2007) in tema di trascrizioni di matrimoni contratti all'estero con il caso del congedo matrimoniale concesso dalla Giunta Illy a Giulio Papa, dipendente della Regione Fvg, impiegato presso la sede dislocata in Belgio, e lì regolarmente residente e coniugato con un militare belga, per appunto dimostrare la tesi espressa nel titolo, ossia che in mancanza della trascrizione del suddetto matrimonio non sia legittimo concedere al dipendente regionale il congedo matrimoniale.

Ciò è semplicemente errato sotto il profilo giuridico, perché l'esistenza del matrimonio validamente contratto all'estero consente che nel nostro Paese esso spieghi i suoi effetti. La trascrizione è soltanto una forma di pubblicità del matrimonio e non un elemento per la sua validità. La valenza della circolare, dunque, è soltanto politica e sotto questo profilo essa deve essere apprezzata. Nel testo ministeriale si prende atto che in "alcune occasioni è stata richiesta la trascrizione in Italia di matrimoni contratti all'estero tra persone dello stesso sesso". È lecito pensare che tale circolare sia stata fatta ad hoc vista la concessione del congedo in questione? Per fugare ogni dubbio al riguardo, sarebbe stato interessante conoscere l'elencazione di tali richieste.

A questo punto, è chiaro che il riconoscimento del matrimonio tra persone dello stesso sesso troverà in Italia più facilmente una soluzione giuridica che una politica. Nel caso della coppia gay di Latina, citato sempre nello stesso articolo dall'intervistato Franco Grillini, è corretto precisare che ad un giudizio di primo grado sono seguiti prima un'impugnazione in appello ed ora un ricorso in Cassazione. Il caso, lungi dall'essere risolto, è ancora all'attenzione della magistratura. E anche qualora la Suprema Corte dovesse optare per la conferma dei giudizi negativi dei primi due gradi, resterebbe comunque aperta la strada del ricorso alla Corte di giustizia europea.

Insomma, l'ultima parola non è stata ancora detta, come pare ritenere l'onorevole Grillini. L'ordinamento giuridico europeo continua a mettere in evidenza le contraddizioni interne al nostro Paese relativamente ai temi dei diritti civili. Gli omosessuali italiani continuano ad essere discriminati ­ come pure la circolare di Amato dimostra - nonostante ottemperino ai doveri di legge, come pagare le tasse. Una tale situazione dovrebbe indurre l'Arcigay a non investire tante energie in politica, qunanto piuttosto in sede giudiziaria. Quello che non può la politica alla fine lo potrà il diritto. E probabilmente non saremo più assillati da bizantinismi che distinguono i diritti civili dei singoli da quelli delle coppie.

E', però, un peccato che proprio nella culla della civiltà giuridica occidentale debba essere l'Europa, a salvarci dalle tendenze reazionarie di una classe politica (tanto di destra tanto di sinistra, l'una coerentemente l'alra decisamente meno) supina alle gerarchie vaticane e vittima di un'omofobia interiorizzata. Se non avessimo questa classe politica probabilmente il Papa (Giulio, non il Romano Pontefice) si sarebbe potuto sposare in Italia.

Clara Comelli
Segretario Associazione Radicali per il Friuli Venezia Giulia (rxfvg.it)

Trieste 12/10/2007