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Silvio Viale - Candidato Sindaco
Torino 2001 - Il Programma


 

I tredici punti che seguono sono il segno del nostro impegno laico e liberale, verde e antiproibizionista per Torino: vogliamo effettivamente discuterli in campagna elettorale, evitando di scrivere quei tomi che centrosinistra e centrodestra si guardano bene dal divulgare, per archiviarli direttamente nei cestini del Progetto Cartesio.

 

  1. QUINDICI NUOVE MUNICIPALITA’

    Trasformare le circoscrizioni in vere municipalità decentrate e ridisegnarle secondo criteri di omogeneità geografica e di popolazione, nella direzione di costruire un’area metropolitana di 41 comuni (attualmente 26 comuni +Torino)

    Riparare ad un torto storico ed unificare la collina in una nuova circoscrizione. Dividere le Circoscrizioni III, IV e V sull’asse dei corsi Trapani, Lecce e Potenza, e la VI sull’asta della Stura.

    Le nuove circoscrizioni saranno quindici: 1) Centro e Crocetta, 2) S.Rita e Mirafiori nord, 3) Pozzo Strada e Borgata Lesna, 4) S.Paolo e Cenisia, 5) S.Donato e Campidoglio, 6) Parella, 7) Vallette e Lucento, 8) Borgo Vittoria e Madonna di Campagna, 9) Falchera e Barca-Bertolla, 10) Regio Parco e Barriera di Milano, 11) Aurora e Vanchiglia, 12) Collina, 13) S. Salvario, 14) Nizza e Lingotto, 15) Mirafiori sud.

    Per sottolineare il nostro dissenso dall’ambigua situazione attuale non abbiamo presentato le liste per le eleggere le burocrazie politiche circoscrizionali e denunciamo la truffa elettorale di quei partiti che si presentano nelle circoscrizioni con programmi diversi da quello che sostengono per le elezioni del Sindaco e del Consiglio Comunale.

     

  2. REFERENDUM PER COINVOLGERE I CITTADINI NELLE DECISIONI POLITICHE

    La consultazione referendaria sulle principali questioni cittadine è il cardine di una democrazia comunale partecipata ed è il banco di prova per ogni partito che si definisca democratico. Soprattutto quando le opzioni implicano opinioni controverse o tentennamenti trasversali alle diverse forze politiche. E’ un peccato che il Consiglio Comunale abbia respinto tutte le nostre proposte di modifica dello Statuto della Città per rendere meno teorica e remota la possibilità di potenziare e incentivare l’istituto referendario.

    In questi anni abbiamo proposto più volte un referendum sugli stadi ed in questi giorni di appassionata polemica appare evidente che i quesiti su dove "ricostruire" lo stadio Filadelfia (sull’area delle Finanze in via Giordano Bruno o al posto del Comunale in via Filadelfia) o sul destino del Delle Alpi si presterebbero bene ad una consultazione tra i torinesi. Ah, se si fosse fatto un referendum all’epoca della scelta tra Comunale e Delle Alpi, anche sulla famigerata pista di atletica! Sarebbero stati di certo soldi ben spesi.

     

  3. UNA CITTA’, DUE SQUADRE, DUE STADI
    OLIMPIADI SI’, MA SENZA SPRECHI E PACCHI

    No alla moltiplicazione degli stadi. Sì ad una soluzione che preveda due stadi di proprietà per la Juventus F.C. Spa e per il Torino Calcio Spa, senza lasciare i costi del Delle Alpi e del Comunale sul groppone dei cittadini. Riqualificazione delle aree del Filadelfia, del Comunale e della Continassa.

    Le Olimpiadi come opportunità per progettare nuove parti della città, non solo come occasione di speculazione economica e di vandalismo ambientale.

    Definire in anticipo la destinazione, la proprietà e la gestione degli impianti sportivi e delle opere per evitare di ripetere gli sprechi di Italia ’61 o l’odissea del Delle Alpi.

    Progettare la City- cioè il centro direzionale della città- lungo le nuove aree della Spina centrale, ricollocando le attività economiche, assicurative e finanziarie del centro, per favorire attorno ai Palazzi Storici, al Museo Egizio, e agli altri musei la realizzazione di un polo turistico e culturale.

    Privilegiare le Olimpiadi come occasione per la diffusione dell’attività sportiva in tutte le fasce di età.

      

  4. SICUREZZA COME MINORI RISCHI PER TUTTI

    La "sicurezza" è parola di moda, che domina il gergo politico. Per noi significa prevenire ed attenuare i rischi e creare condizioni di tranquillità e di vivibilità per tutti. Per sentirsi sicuro il cittadino deve prima di tutto percepire di esserlo nei propri diritti. Non è un caso che a sentirsi più insicuri siano soprattutto i settori più deboli della popolazione, come gli anziani o le persone più isolate e meno inserite nel contesto collettivo. L’obiettivo è garantire a tutti il diritto a vivere la città nel minore rischio possibile e questo non può certo dipendere solo dall’impegno degli ‘operatori della sicurezza’, o dal calibro delle pallottole in dotazione, ma deve essere parte di un disegno strategico. Per esempio una politica innovativa sulle droghe per ridurre la microcriminalità (ma anche la macro) e la dispersione delle risorse repressive ed investigative. Ma anche rimuovere le condizioni di emarginazione degli immigrati, poiché il tasso di reati degli immigrati regolari è addirittura inferiore a quello della popolazione residente. Pure le attività legate alla prostituzione, sia femminile sia maschile, devono essere affrontate con soluzioni di tolleranza per tutelare la parte più debole (la persona che si prostituisce), per rispettare una libera scelta (quando esista) e per tenere in considerazione le esigenze dei cittadini che non vogliono essere coinvolti.

     

  5. RIDUZIONE DELL’INQUINAMENTO ATMOSFERICO E INCREMENTO DELLA MOBILITA’

    Obiettivo prioritario è la tutela della salute mediante la riduzione dell’inquinamento atmosferico (PM10). Attuare interventi strutturali sulla mobilità e sollecitare una Legge regionale come quella lombarda che regolamenti gli interventi sull’intera area metropolitana.

    Sviluppare la rete di trasporto pubblico metropolitano su rotaia, iniziando a progettare una seconda linea di metropolitana sull’asse Barriera di Milano - Santa Rita - Mirafiori con l’attraversamento sotterraneo del centro dalla Stazione Dora a Porta Nuova. Programmare una revisione generale delle fermate e delle linee di trasporto pubblico di superficie potenziando gli assi di collegamento esterni delle periferie e quelli circolari. Prolungare la durata del biglietto ATM a 90 minuti. Favorire la mobilità non motoristica, come per esempio la delibera sulle biciclette nei cortili.

    Fluidificazione del traffico di scorrimento sui corsi a contorno del centro storico, con riduzione degli incroci laterali e dei semafori. Pedonalizzazione di Piazza San Carlo per ridurre il traffico di attraversamento del centro. Creazione di veri centri pedonali e commerciali nelle circoscrizioni. Completamento dell’asse di Corso Marche. Introduzione delle rotonde con riduzione dei semafori, rivedendo le previsioni dei sottopassi previsti. Abolizione del pedaggio della tangenziale.

    Sollecitare, analogamente alle altre nazioni dell’arco alpino, la progressiva limitazione del transito dei TIR attraverso le Alpi e realizzare, nell’ambito dell’accordo italo-francese, il collegamento Torino-Lione verificando le varie alternative sul tracciato proposto.

     

  6. ELETTROSMOG: PROGRAMMARE LA DISTRIBUZIONE E LA POTENZA DEGLI IMPIANTI

    Per le grandi antenne radiotelevisive della collina e per gli elettrodotti, gli sviluppi del contenzioso sulle antenne della Radio Vaticana potranno dare nuovi strumenti di intervento su un pericolo che appare certo.

    Per gli impianti minori, anche se non vi sono prove che l’incremento del fondo medio elettromagnetico dell’ultimo decennio abbia aumentato l’incidenza di patologie, per le fonti urbane interrate e le antenne per la telefonia cellulare è ragionevole applicare un principio di attenzione in attesa di ulteriori dati scientifici, considerata la variabilità territoriale dei picchi di esposizione e la preoccupazione che si sta diffondendo nella popolazione. Mentre per le fonti interrate, non visibili, si è all’inizio delle valutazioni, per le antenne di telefonia mobile si propone una politica di minimizzazione dell’esposizione e di pianificazione territoriale che riduca la potenza degli impianti da 6 V/m a 3 V/m, garantendo il servizio del gestore.

     

  7. PREVENIRE L’EMERGENZA RIFIUTI E NUOVA GESTIONE DEL VERDE.

    Prevenire l’emergenza rifiuti che seguirà alla chiusura della discarica di Via Germagnano nel 2003. Perseguire gli obiettivi dal Programma Comunale per la raccolta differenziata e per la realizzazione degli impianti previsti. Iniziare a sperimentare la tariffa sulla reale quantità prodotta per incentivare una minore produzione di rifiuti. Evitare che il sito dell’impianto di termovalorizzazione (inceneritore) sia individuato sul territorio urbano torinese.

    Creare un’azienda specifica per la gestione dei parchi urbani. Attuare il progetto di riqualificazione del Valentino nella direzione approvata dal Consiglio Comunale per estendere la recinzione e per ridurre le parti di asfalto. Spostare a valle la diga di Piazza Vittorio, o creare una seconda diga, per allungare il bacino fluviale utilizzabile nel tratto cittadino e per riqualificare le sponde fluviali. Attuare un programma di dragaggio e di riduzione del limo.

    Decentrare completamente alle Circoscrizioni la manutenzione di giardini e giochi bimbi e la gestione degli elementi di arredo urbano nelle zone non di interesse storico-turistico. Ridurre l’impatto delle insegne luminose, prevedendone lo spegnimento in alcune ore nella notte.

     

  8. SANITA’, RIDURRE LE DISEGUAGLIANZE

    Nell’ultimo decennio sono aumentate le diseguaglianze sociali nell’accesso alla sanità. Le liste di attesa e le disfunzioni organizzative penalizzano i ceti più deboli. Parallelamente è cresciuto il disinteresse del comune per i temi dell’assistenza sanitaria e della salute.

    Occorre che il Sindaco si riappropri di un ruolo di promotore della salute e di garante dei livelli delle prestazioni sanitarie. Creare un’agenzia comunale che monitorizzi costantemente le situazioni critiche e si occupi del coordinamento delle prenotazioni delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere. Non si può tollerare, ad esempio, che le strutture di primo intervento neghino illegalmente prestazioni come la contraccezione di emergenza, o che si continui a non introdurre l’aborto farmacologico in alternativa a quello chirurgico, o che persistano le interminabili liste d’attesa per gli interventi di cataratta.

    Da oltre un anno il Consiglio Comunale ha poi chiesto invano di intervenire sull’etichettatura degli OGM, nel rispetto della libera scelta del consumatore. E neppure vi è stata un’iniziativa sull’eutanasia.

    Anche a Torino occorre garantire la ricerca scientifica senza pregiudizi o fondamentalismi ideologici.

     

  9. IL BUONO ASSISTENZIALE PER UNA BUONA ASSISTENZA

    Anche nel campo dei servizi sociali occorre distinguere la garanzia ‘pubblica’ dei diritti, dalla definizione ‘amministrativa’ del sistema dei servizi, in cui possono essere introdotti fattori competitivi che consentano di estendere l’accesso alle prestazioni, e di ridurre contestualmente i costi unitari di intervento. In campo sociale (come, con maggiore evidenza, in campo sanitario) le difficoltà finanziarie derivano in maggiore misura dall’inefficienza del sistema dell’ ‘offerta’ che dall’ampliamento dell’area della ‘domanda’ . Nell’azione amministrativa si deve dunque incentivare il ricorso ad uno strumento, introdotto dal recente testo unico sui servizi sociali: quello del buono di acquisto- del cosiddetto voucher assistenziale- che può essere riconosciuto e corrisposto ai cittadini e alle famiglie in luogo dei servizi (e, ovviamente, per un ammontare corrispondente al costo che la collettività comunque deve sostenere per la loro assistenza) e consente agli assistiti la gestione diretta delle risorse necessarie all’esercizio dei propri diritti, senza obbligarli a ricorrere al fornitore pubblico (o convenzionato). Questa riforma costituisce una misura di razionalizzazione della spesa e, insieme, il riconoscimento della titolarità diretta di un diritto di cittadinanza: un esempio concreto di welfare di mercato, equo ed efficiente, che può essere esteso anche ad altri campi dell’azione amministrativa.

     

  10. LA MODERNIZZAZIONE DEL COMMERCIO

    Solo una visione vecchia del settore commerciale può continuare a contrapporre la ‘grande’, la ‘media’ e la ‘piccola’ distribuzione. I fattori di crescita del commercio sono legati alla diversificazione e alla specializzazione dell’offerta- anche in termini di qualità di servizio-, e all’abolizione delle rigidità e dei vincoli all’iniziativa economica nel settore distributivo. La parziale liberalizzazione del commercio conseguente alla legge Bersani ha contribuito a rendere innovativo ed a sviluppare un settore economico che evidenziava, negli ultimi decenni, preoccupanti segni di flessione. I saldi occupazionali e le performances economiche del settore distributivo sono, per la prima volta dopo anni, in crescita. Occorre dunque uscire completamente dalla logica della pianificazione ‘autorizzatoria’ e proseguire su di una strada percorsa sinora con troppa timidezza e troppi compromessi e informare l’azione amministrativa al principio secondo il quale, nel quadro delle compatibilità fissate dalla normativa urbanistica, l’iniziativa economica nel settore distributivo sia libera entro i soli limiti- purtroppo ancora restrittivi- fissati della legislazione nazionale e regionale.

     

  11. PRIVATIZZARE PER INVESTIRE E RILANCIARE LO SVILUPPO

    Le ‘vecchie’ società municipalizzate, nonostante l’operazione cosmetica che ne ha guidato la trasformazione in Spa sono rimaste ‘vecchie’ società di proprietà pubblica (ad eccezione del 30% dell’AEM) e di diritto privato. Non hanno costituito il volano di investimenti nella città, non hanno prodotto partnership industriali con ricadute positive sul sistema economico locale. A Torino, da destra come da sinistra, si continua a cadere nell’illusione di potere contrattare ‘politicamente’ con Fiat il destino e le scelte strategiche del più grande gruppo industriale del paese, e insieme, si rinuncia a valorizzare il patrimonio economico della Città. In questo campo, l’azione amministrativa sconta ritardi enormi. Si continua a cadere in due equivoci esiziali: in primo luogo, a ritenere, in modo scontato e ormai clamorosamente falso, che solo la proprietà (o il controllo) pubblico costituisca uno strumento di governo di settori nevralgici per la ‘politica dei servizi’; in secondo luogo a pensare che, salvo condizioni eccezionali, la dismissione delle proprietà comunali, sia una forma di ‘dilapidazione’ del patrimonio pubblico e non di attivazione e rilancio del sistema economico locale. La resistenza alle privatizzazioni coinvolge anche settori- basti pensare a quello delle farmacie (ne sono state vendute 14 in 8 anni, circa 1 all’anno, e 32 rimangono ancora di proprietà comunale) che non ha alcun senso né alcuna convenienza lasciare alla proprietà pubblica. La conseguenza indiretta di questi ritardi è stato l’inevitabile ricorso all’indebitamento per finanziare politica degli investimenti e la rinuncia ad ogni disegno strategico per il rilancio economico nei soli settori in cui il Comune ha carte concrete da giocare. In nessun caso le privatizzazione sono state spinte fino al limite- già in sé più che discutibile- consentito dalla legge (51% di proprietà pubblica).

    Nei prossimi anni Torino, fra Olimpiadi, Alta velocità e prima (e, necessaria quanto la prima, seconda) linea di metropolitana diverrà un terminale di importantissimi investimenti pubblici. Ma rischia di continuare a mancare, da Torino per Torino, qualunque politica degli investimenti.

     

  12. LE RISORSE DELLA CULTURA PER PROMUOVERE LA CITTA’

    Non ripetere operazioni "sensazionali" e frammentarie come quella dell’acquisto del crocifisso del Giambologna, senza avere prima riorganizzato strategicamente il settore museale. Confermare un polo culturale nella parte storica risorgimentale della città. Mantenere il Museo Egizio nella sua sede storica utilizzando tutto il Palazzo dell’Accademia delle Scienze. Trasferire la Galleria Sabauda e le collezioni sparse qua e là in un’unica sede alla Curia Maxima, insieme alle collezioni d’arte antica. Unificare i musei civici, creando il Museo della Storia di Torino. Realizzare il previsto Museo dei Crimini Contro l’Umanità. Rilanciare il percorso risorgimentale come parte caratteristica della storia cittadina e dell’interesse turistico nazionale.

    Consolidare la vocazione di Città del Cinema, con particolare riferimento alla produzione.

    Prevedere prestiti d’onore a tasso ridotto per le famiglie meno abbienti, per consentire la frequenza di corsi di studio, anche universitario, e di percorsi di formazione e di qualificazione professionale.

     

  13. LIBERTA’ DI FEDE E LAICITA’ DEL COMUNE

    L’espressione della fede religiosa è un diritto fondamentale della persona, sia che si professi la religione più diffusa, sia che si professino religioni meno diffuse.

    Il comune deve riconoscere le diverse espressioni religiose e contrastare i potenziali fenomeni di intolleranza, promuovendo periodici momenti di incontro tra i rappresentanti delle diverse comunità religiose, come quello avvenuto a fine anno in Sala Rossa.

    Favorire l’edificazione di luoghi di culto appropriati.

    Mantenere e celebrare le tradizioni comunali religiose cattoliche legate alla storia cittadina, nella consapevolezza che non esiste più una Religione di Stato e nel rispetto laico delle convinzioni religiose, e non religiose, di tutti i cittadini.

    Garantire la partecipazione dei rappresentati della Città alle principali ricorrenze annuali di tutte le comunità religiose cittadine.


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